Ukrainian “fact checkers” censor information in the West

We translated this article from Italian because we believe that, even after the case of StopFake.org, too many Ukrainian fact-checking organizations are working for Facebook, to censor negative information about Ukraine in the West.


On April 2, 2022, I posted on Facebook a video showing the woman, corresponding to the Ukrainian blogger “Marianna V.“, who appeared in all the media (pregnant) and described as a “survivor of the Russian bombing of the Mariupol hospital“.

The woman who speaks in Russian in the video (alternative link) says that in reality the story of the aerial bombing was a staged one.

In short, he explains how the hospital was actually occupied by Ukrainian troops and that it was not the subject of any deliberate aerial bombardment. Outside the building, says the woman, a grenade had exploded; this was used as an excuse to organize a show with photographers and cameramen, including an Associated Press employee. The woman clarifies that all this happened against her will, having expressly requested not to be taken back.

The day after publication, probably on the recommendation of some FB user, the preview of the video I posted was obscured with the words “False information – The same false information was checked in another post by fact-checkers. There may be small differences. Independent fact-checkers say that this information has no basis in fact“.

Let’s take a step back: that the woman in question was the blogger is indisputable and no one has ever been able to deny it. Indeed the Western media, on the sole basis of what was stated by the Ukrainian press agencies, claimed after the spread of the video that the woman (to be honest by many newspapers even died after giving birth), had been kidnapped by the Russians and the corollary it was that her statements were therefore not spontaneous.

Having made this necessary premise, no one, I repeat, can question the veracity of the video itself.

Now let’s go back to the dimmed preview. By clicking on the option “See why” I am aware of the fact that the aforementioned independent fact-checkers are actually a Ukrainian site called “Ukrainian.leadstories” which among other things as a motivation for the attribution of the wording “false information” reports a case that is not related to the post.

In a nutshell, this site mentions another Ukrainian girl and the story of the Mariupol theater: I add that the article is also embarrassing because it does not even have third-party sources, but it mentions the government authorities of Mariupol and a pro-govt telegram channel which in any case does not provide multimedia material and no evidence of the facts.

The site in question more specifically refers to a girl (in the image below) who is not the blogger but a completely different person, stating that she did not witness the detonation or the launch of a bomb on a theater in Mariupol on March 16. So reporting a story related to a character who has nothing to do with the blogger Marianna of “my” post, but by assimilation arguing that the video information posted by me, as by many on internet, is false.

And here is how a Tribunal without judges, lawyers or the possibility of appeal, even Ukrainian fact-chekers, who seem to have very little impartiality, in the role of “accusers/censors” issue final judgment by making Facebook declare a real video as false information, implicitly delegitimizing my person as well.


Translated article from L’Antidiplomatico. 5 April 2022.

Le trame della CIA in Italia: elezioni falsificate e colpi di stato

Gli Stati Uniti parlano tanto di democrazia e della sua esportazione, tanto che nel suo nome hanno causato guerre, colpi di stato e milioni di morti rivelandosi la maggiore minaccia alla pace dei popoli che da sempre vogliono liberarsi dal giogo imperialista, per poi tuonare invece contro coloro che hanno osato interferire nelle loro elezioni. Ma cosa intendono con la parola democrazia? A seguito di una ricerca riporto qui alcuni documenti che rispondono chiaramente a questa domanda più specificatamente per quanto riguarda l’Italia: Continua a leggere

Chi insulta i gilet gialli insulta anche mio padre

Édouard Louis è uno dei più brillanti giovani romanzieri francesi, enfatizza il suo lavoro sulle umiliazioni quotidiane e la brutalità della vita nella Francia rurale. Critico del governo di Emmanuel Macron, è stato un fervente sostenitore delle proteste dei “gilet jaunes” o “gilet gialli” che hanno attraversato il paese nelle ultime settimane, scatenate da una serie di tensioni sull’aumento del prezzo del carburante. In particolare, lo scrittore ha combattuto i tentativi dei media di etichettare i manifestanti come “idioti di campagna” o stupidi oppositori del progresso. In questo testo, originariamente pubblicato su Les Inrockuptibles, Louis proclama che “coloro che insultano i gilet jaunes stanno insultando persone come mio padre“.


È da qualche giorno ormai che cerco di scrivere un testo su e per i gilet jaunes, ma non ci riesco. Qualcosa nell’estrema violenza e nel disprezzo di classe che sta martellando questo movimento mi lascia paralizzato. Perché in un certo senso sento di essere personalmente preso di mira.

È difficile per me descrivere lo shock che ho provato quando ho visto le prime immagini dei gilet jaunes. Nelle foto che accompagnano gli articoli ho visto corpi che quasi mai compaiono nello spazio pubblico e mediatico – corpi sofferenti devastati dal lavoro, dalla fatica, dalla fame, dall’umiliazione permanente di chi è dominato dal dominante, dall’esclusione sociale e geografica. Ho visto corpi stanchi e mani stanche, schiene rotte e volti esausti. Continua a leggere

Solidarietà internazionale ai comunisti colpiti dalla repressione in Transnistria

Oleg Horzhan, segretario generale del Partito Comunista della Transnistria, è stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere dalle autorità governative al servizio dell’oligarchia.

La mattina del 7 novembre, decine di comunisti – giovani e meno giovani – si sono riuniti per deporre fiori presso il monumento a V.I. Lenin a Tiraspol, in Transnistria, in occasione del 101° anniversario della Rivoluzione bolscevica in Russia.
Attività simili si sono svolte in migliaia di città in tutti i paesi dell’ex Unione Sovietica. Ma l’incontro di Tiraspol aveva un significato speciale, e per i suoi partecipanti necessitava di un coraggio speciale. Continua a leggere

Cosa c’è dietro la nuova pubblicità della Nike

Un esempio di come le grandi corporazioni, agenzie e istituzioni hanno padroneggiato l’arte di prevedere i nostri comportamenti.

Chi segue le news internazionali di recente avrà sicuramente visto o sentito della nuova pubblicità della Nike per il trentennale della campagna #JustDoIt, pochi giorni fa la compagnia sportiva ha scatenato le ire della destra americana quando ha deciso di usare il volto dell’(ex?) giocatore di football americano Colin Kaepernick, il quale è al centro di agitati dibattiti politici americani dal 2016 quando in protesta contro il fenomeno degli abusi di polizia nelle comunità afro-americane decise di inginocchiarsi al suonare dell’inno nazionale prima delle partite, piuttosto che stare sull’attenti come la cerimonia richiede. A seguire fu soggetto a feroci critiche, i media conservatori e persino il presidente Trump lo accusarono di tradire e disonorare il proprio paese e la propria bandiera, tanto che alla stagione successiva, nonostante sia un giocatore eccezionale, non ha avuto né il rinnovo del contratto né offerte da altre società – ha in altre parole sacrificato la sua carriera per la protesta portata avanti – da qui lo spunto della Nike ad usare la frase “credi in qualcosa, anche se significa sacrificare tutto”. Continua a leggere

Mass censorship test? The case of InfoWars VS social media

It’s not a ‘defense’ of Alex Jones to argue that we’re on a slippery slope of internet censorship.

The celebration on the Left at the quick-fire purge of Alex Jones and InfoWars from social media has been disturbing — not because Jones’ views deserve to be defended, but because his banning is a warning shot against dissent.

It’s important to note at the outset that I have no love for Jones whatsoever — lest this be read as some kind of endorsement or defense of InfoWars. It is not. Continua a leggere

Prove di censura di massa? il caso di InfoWars VS social media

Non è una ‘difesa’ di Alex Jones sostenere che siamo sulla china scivolosa della censura di internet. Per chi non conoscesse InfoWars: è una piattaforma mediatica conservatrice americana, promotrice di teorie del complotto e news pro-Trump. Da sempre accusata di essere fake news, pochi giorni fa è stata interamente purgata da Facebook, Youtube, Spotify ed Apple.

La celebrazione a sinistra della purga a fuoco rapido di Alex Jones e InfoWars dai social media è stata inquietante – non perché le opinioni di Jones meriterebbero di essere difese, ma perché la sua espulsione è un avvertimento contro il dissenso. Continua a leggere

Intervista con Mira, Andrey e Sasha, antifascisti ucraini

Sasha, Andrey e Mira sono membri dell’Unione Antifascista Ucraina, un gruppo che monitora il fascismo in Ucraina e lo combatte. “Ci siamo seduti per discutere dell’influenza del fascismo su EuroMaidan”, questo è ciò che mi hanno detto.

Sasha: Ci sono molti nazionalisti qui, inclusi i nazisti. Sono venuti da tutta l’Ucraina e costituiscono circa il 30% di chi protesta.

Mira: I due gruppi più grandi sono Svoboda e Pravy Sektor. Le forze della difesa non sono tutte di Pravy, ma ne fa parte una buona percentuale.

Sasha: Svoboda è un gruppo con maggiori caratteristiche interne alla legalità, sebbene contenga una fazione militante illegale. Pravy Sektor è più illegale, ma vorrebbe spodestare Svoboda.

Mira: Ci sono continue diatribe tra Pravy e Svoboda. Hanno lavorato in accordo durante le fasi più calde della rivolta, ma ora che le cose si sono calmate hanno tempo per concentrarsi gli uni sugli altri. Entrambi i gruppi accettano donazioni e hanno molti soldi. Ultimamente Pravy Sektor ha nuove uniformi, vere e proprie divise militari. Uno degli aspetti peggiori di Pravy Sektor è proprio la sua struttura militaresca. E’ un gruppo fortemente strutturato. Servono permessi per andare in certi posti. Loro hanno l’autorità di permettere o meno alla gente se contribuire attivamente alla rivolta. Noi cerchiamo di farlo ma dobbiamo fare attenzione ai nazisti. Di sicuro non intendo chiedere il permesso a un nazista! Continua a leggere

THE MODERN WAR: What’s not supposed to be seen

Every proper modern war is now fought with the crucial help of media warfare. The situation in Ukraine makes no exception, where, in the last few months we can see the clash between two of the world’s superpowers piercing through: on one side the North–American block and its less enthusiastic european ally, and on the other, the Eurasian block. A war in wich Italy, as an EU member, doesn’t have and can’t have a neutral position. A war that is fought by overlooking and censoring news and information, a war that can bring to an altered understanding of a complicated political scenario. In order to highlight these well known facts, that contribute to a massive manipulation of the public opinion, we have decided to gather all the information (texts as well as videos) that the western media did not show, or tried to overlook. Continua a leggere

LA GUERRA MODERNA: Ciò che non deve essere visto

Ogni guerra moderna che si rispetti viene combattuta col fondamentale ausilio degli arsenali mediatici. Non farà eccezione la questione ucraina, dove in questi mesi riesplode acuto lo scontro fra le superpotenze mondiali, da una parte quella nordamericana insieme all’alleato europeo contro quella del blocco eurasiatico. Una guerra nella quale l’Italia, membro dell’Unione Europea, non ha e non può avere un atteggiamento neutrale. Una guerra, combattuta a colpi di omissioni e censura di notizie, che induce ad una comprensione deviata di un complesso scenario politico. Per ovviare a questi ben noti intenti, propedeutici alla manipolazione dell’opinione pubblica, abbiamo deciso di catalogare la documentazione (testi e video) che i media occidentali non hanno mostrato, o passato in sordina.

Riassumiamo brevemente la narrazione della vicenda che i mezzi d’informazione mainstream hanno fino ad oggi propinato su canali televisivi ed internet. Continua a leggere