Il film sulle Foibe è una cagata pazzesca

Spinto dalla curiosità, venerdì sera ho deciso di guardare “Red Land – Rosso Istria”, trasmesso su RAI 3 con squilli di tromba e fanfare al seguito.
A dire il vero, mi era capitato di vederne in precedenza alcuni spezzoni, mandatimi da certi ex amici (manco a dirlo, cattolici), nel tentativo di convincermi dell’importanza della pellicola e di farmi capire la ragione per cui, secondo loro, veniva boicottata dai “poteri forti”.
Si, talmente boicottata che è stata trasmessa sulla tv pubblica a tempo di record.
Se c’è una ragione per cui al cinema si è visto poco, è perché Red Land, il film su Norma Cossetto e le foibe (regia di Maximiliano Hernando Bruno), è un film davvero brutto, oltre che essere sostanzialmente banale propaganda. Continua a leggere

Benedetta Sabene attacca il “femminismo” alla Freeda

Il femminismo mainstream oggi tocca per il 90% tematiche come bodyshaming, peli, accettazione di sé, girl power, libertà di gestire il proprio corpo. Il tutto meglio se condito con un po’ di spot pubblicitari, come fanno pagine come Freeda. Perché qualsiasi cosa possa fare profitto, nel sistema capitalistico, va spremuta il più possibile: basti pensare a Beyoncè, paladina delle lotte femministe, che paga pochi centesimi le lavoratrici che producono in Sri Lanka i capi della sua linea di abbigliamento.

La realtà che vivono ogni giorno la maggior parte delle donne, però, è molto diversa da quella su cui questo tipo di femminismo mette l’accento: precarietà, licenziamenti, impossibilità di potersi fare una famiglia, sfruttamento. E nel resto del mondo la situazione è anche peggiore. Eppure tutto questo non sembra interessarci. Perché?
Perché fa molto più comodo creare artificialmente una sorta di “solidarietà femminile”, piuttosto che rendere le donne consapevoli dei rapporti di forza economici esistenti in questa società: un’operaia srilankese NON ha nulla in comune con la sua padrona Beyoncè. Ma ha tutto in comune con il suo collega uomo, sfruttato e malpagato quanto lei.

Il più grande paradosso del femminismo commerciale è proprio questo: lottare per l’uguaglianza di genere senza lottare per l’uguaglianza sociale. Lottare, quindi, per un’emancipazione che non ci potrà mai essere in un sistema economico basato proprio sullo sfruttamento e sull’oppressione. Con l’aggravante di trasformare le lotte in profitto.

– Bendetta Sabene

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Benedetta Sabene attacks “Freeda femminism”

Today’s mainstream feminism is for the 90% about themes as bodyshaming, hair, self-acceptance, girl power, freedom to manage one’s own body. All better if seasoned with a few commercials, as many well-known FB pages do (as the italian Freeda, for example – link). In the capitalist system, anything that can make a profit must be squeezed as much as possible: just think about Beyoncè, a champion of feminist fights, who pays a few cents the women working in Sri Lanka to produce the items of her clothing line.

The reality that most women live every day, however, is very different from the on which this type of feminism puts the emphasis on: precariousness, layoffs, inability to have a family, exploitation. And in the rest of the world the situation is even worse. Yet, all this does not seem to interest us. Why is that?

Because it is much more convenient to artificially create a sort of “female solidarity”, rather than making women aware of the economic power relations existing in this society: a Sri Lankan female worker has NOTHING in common with her boss Beyoncè. But she has EVERYTHING in common with her fellow man, as much exploited and badly paid as she is.

The big paradox of commercial feminism is precisely this: fighting for gender equality without fighting for social equality. To fight, therefore, for an emancipation that can never be found in an economic system precisely based on exploitation and oppression. With the aggravating feature of transforming struggles into profit.

– Benedetta Sabene

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Il Boomerang Antifascista (oppure: perchè non deleghiamo l’antifascismo)

Come le leggi contro le organizzazioni fasciste finiscono spesso per prendere di mira la sinistra.

Il risorgere di movimenti di estrema destra nell’era di Trump ha riacceso il dibattito senza fine sulla libertà di parola e sui suoi limiti. La questione era più accesa che mai sulla scia delle violenze dello scorso anno a Charlottesville negli USA, quando l’ACLU (Unione Americana per le Libertà Civili) fu pesantemente criticata per aver difeso i diritti di libertà di parola dei nazisti, razzisti e di altri idioti. Il problema continua ad essere esplorato, e ad oggi più che mai negli states ed in Europa vengono avanzate richieste alle istituzioni governative di fare qualcosa per contrastare le parole odiose (ma spesso perfettamente legali) dell’estrema destra. Continua a leggere

How the liberal and anarchist left became swept up in the surge of right-wing nationalism in Ukraine

The serious flaws of our left and anarchist tactics in Ukraine (which resulted in its current weakness) can be traced to the early 2000’s and the wrong approach adopted by many of them that time. It is particularly expressed in their permanent, short-term approaches – the desire to get results immediately.

How did some of our left drift towards right-wing nationalists and middle-class liberals? It came from ideas of intervening in nationalist groups and hijacking their rallies (not yet numerous at the time). Instead of starting to work from the beginning with the working class (which takes more time), some of left and anarchists decided instead to try and influence pro-capitalist and nationalist movements. Continua a leggere

Come gli anarchici sono stati travolti dall’ondata nazionalista in Ucraina

Gli errori della sinistra e degli anarchici – che li hanno portati alla loro odierna debolezza – possono essere ricondotti ai primi anni del 2000 e all’approccio sbagliato di molti di loro già a quel tempo. E’ particolarmente visibile nei loro approcci miopi, che ragionano sul breve termine – il desiderio di vedere risultati nell’imminente.

Come è potuto accadere che alcuni dei nostri (di sinistra) abbiano virato verso la destra nazionalista e la classe media liberale? E’ accaduto dall’idea di poter intervenire nei gruppi nazionalisti per egemonizzare le loro manifestazioni (non ancora numerose all’epoca). Invece di iniziare a lavorare dall’inizio con la classe lavoratrice (cosa che richiede più tempo), alcuni gruppi di sinistra e gli anarchici hanno deciso di provare ad influenzare i gruppi nazionalisti e pro-capitalisti. Continua a leggere

La Sbandata

La recente “sbandata” di gruppi e soggetti politici, un tempo (e sottolineo un tempo) vicini alla nostra area, in favore del Front National o peggio ancora, di ciarpame medioevale del calibro dell’ungherese Viktor Orban per quanto comprensibile, nel quadro di assenza di un polo carismatico di Sinistra anti Ue, è assolutamente ingiustificabile. Non basta, infatti, la recente assunzione, da parte del fascista Fronte nazionale, di un piglio statalista, se non addirittura socialisteggiante, per cancellare i precedenti 40 anni di storia politica del movimento del Fuhrer le Pen. Anni in cui e penso alla decade ’80 e primi ’90 del novecento, il Fn, abbandonato il fossile economico del corporativismo (cui precedentemente si era votato per calcomania al suo modello cioè l’Msi italiano da cui copiava tutto perfino il simbolo) si convertì, senza colpo ferire, al liberismo economico e al più bieco atlantismo filo Nato, nonché, in campo religioso, ad un bigotto integralismo cattolico. Tutto ciò era, allora, necessario, dal punto di vista propagandistico, per implementare il proprio bottino elettorale. E i risultati non tardarono ad arrivare. Così come, oggi, al contrario, passata l’era della sbandata liberista e delle bislacche teorie alla Fukuyama circa la “fine della storia”, è necessario per il Fn, sfruttando l’assenza di una Sinistra sovranista ed anti Ue, votarsi alla causa dello statalismo simil-socialista. E’ necessario per aumentare i consensi e il Fn lo fa, così come farebbe l’esatto contrario, qualora la contingenza lo richiedesse. Continua a leggere

Antifascismo o rossobrunismo?

Quello che fanno Stato&Potenza, giovani filosofi ed affini è giocare sporco: l’arco costituzionale antifascista ha fallito? Allora l’antifascismo è inutile…La Sinistra non fa il proprio dovere? Allora il socialismo non ha più bisogno di qualificarsi a Sinistra…il fine evidente di questa truffaldina generalizzazione – che trasforma un certo antifascismo e l’attuale Sinistra mainstream negli Assoluti dell’Antifascismo e della Sinistra- consiste nell’indurre, il numero sempre crescente di compagni delusi e disillusi da come vanno le cose a Sinistra, a credere che il socialismo del futuro, per essere migliore, non debba più avere legame residuale alcuno con la Sinistra e l’antifascismo. Per liberarsi, finalmente, di classi dirigenti colluse o addirittura prone, di fronte ai padroni Usa e sionisti, per chiudere i conti coi sindacati concertativi, per farla finita con gli “uffici politici” dei vampiri della finanza [ecc. ecc.], per tornare, insomma, a essere la gloriosa bandiera della lotta popolare, S&P ci dice a chiare lettere che il socialismo italiano deve gettare alle ortiche i fossili dell’antifascismo e dell’ormai obsolescente dicotomia Destra-Sinistra. Continua a leggere