Cosa c’è dietro la nuova pubblicità della Nike

Un esempio di come le grandi corporazioni, agenzie e istituzioni hanno padroneggiato l’arte di prevedere i nostri comportamenti.

Chi segue le news internazionali di recente avrà sicuramente visto o sentito della nuova pubblicità della Nike per il trentennale della campagna #JustDoIt, pochi giorni fa la compagnia sportiva ha scatenato le ire della destra americana quando ha deciso di usare il volto dell’(ex?) giocatore di football americano Colin Kaepernick, il quale è al centro di agitati dibattiti politici americani dal 2016 quando in protesta contro il fenomeno degli abusi di polizia nelle comunità afro-americane decise di inginocchiarsi al suonare dell’inno nazionale prima delle partite, piuttosto che stare sull’attenti come la cerimonia richiede. A seguire fu soggetto a feroci critiche, i media conservatori e persino il presidente Trump lo accusarono di tradire e disonorare il proprio paese e la propria bandiera, tanto che alla stagione successiva, nonostante sia un giocatore eccezionale, non ha avuto né il rinnovo del contratto né offerte da altre società – ha in altre parole sacrificato la sua carriera per la protesta portata avanti – da qui lo spunto della Nike ad usare la frase “credi in qualcosa, anche se significa sacrificare tutto”. Continua a leggere

Il Boomerang Antifascista (oppure: perchè non deleghiamo l’antifascismo)

Come le leggi contro le organizzazioni fasciste finiscono spesso per prendere di mira la sinistra.

Il risorgere di movimenti di estrema destra nell’era di Trump ha riacceso il dibattito senza fine sulla libertà di parola e sui suoi limiti. La questione era più accesa che mai sulla scia delle violenze dello scorso anno a Charlottesville negli USA, quando l’ACLU (Unione Americana per le Libertà Civili) fu pesantemente criticata per aver difeso i diritti di libertà di parola dei nazisti, razzisti e di altri idioti. Il problema continua ad essere esplorato, e ad oggi più che mai negli states ed in Europa vengono avanzate richieste alle istituzioni governative di fare qualcosa per contrastare le parole odiose (ma spesso perfettamente legali) dell’estrema destra. Continua a leggere

Mass censorship test? The case of InfoWars VS social media

It’s not a ‘defense’ of Alex Jones to argue that we’re on a slippery slope of internet censorship.

The celebration on the Left at the quick-fire purge of Alex Jones and InfoWars from social media has been disturbing — not because Jones’ views deserve to be defended, but because his banning is a warning shot against dissent.

It’s important to note at the outset that I have no love for Jones whatsoever — lest this be read as some kind of endorsement or defense of InfoWars. It is not. Continua a leggere

Prove di censura di massa? il caso di InfoWars VS social media

Non è una ‘difesa’ di Alex Jones sostenere che siamo sulla china scivolosa della censura di internet. Per chi non conoscesse InfoWars: è una piattaforma mediatica conservatrice americana, promotrice di teorie del complotto e news pro-Trump. Da sempre accusata di essere fake news, pochi giorni fa è stata interamente purgata da Facebook, Youtube, Spotify ed Apple.

La celebrazione a sinistra della purga a fuoco rapido di Alex Jones e InfoWars dai social media è stata inquietante – non perché le opinioni di Jones meriterebbero di essere difese, ma perché la sua espulsione è un avvertimento contro il dissenso. Continua a leggere

Those dancing on Fidel’s grave may soon be disappointed

While the death of Cuban revolutionary leader Fidel Castro caused grief and sorrow worldwide, many could not hide their joy. Political analysts told RT who has been “dancing on the lion’s grave” and why.

“Cuba was nothing more than a casino, a bordello before the Cuban Revolution led by the man who died yesterday,”former British MP and host of RT’s ‘Sputnik’, George Galloway, said. “And the people who fled Cuba for Miami, the Scarface generation, were the people disinherited by the Cuban revolution, when casinos were turned into schools and colleges, when bordellos were no more. And they are celebrating for the same reason [that] hundreds of millions of people around the world are mourning. The passing of someone, who … was the star, who made Cuba the coolest place on the planet.” Continua a leggere

Coloro che ballano sulla tomba di Fidel potrebbero rimanere presto delusi

Mentre la morte del leader rivoluzionario cubano Fidel Castro è stata causa di dolore e tristezza in tutto il mondo, molti non hanno saputo nascondere la propria gioia. Gli analisti politici spiegano a RT il perché di questo “ballare sulla tomba del leone”.

“Cuba non era altro che un casinò, un bordello, prima della rivoluzione cubana guidata dall’uomo che è morto ieri” afferma l’ex deputato britannico George Galloway. “E le persone fuggite da Cuba per Miami, la generazione Scarface, erano quelle diseredate dalla rivoluzione cubana, quando i casinò sono stati trasformati in scuole e università, quando sono scomparsi i bordelli. E si festeggia per la stessa ragione per la quale centinaia di milioni di persone in tutto il mondo sono in lutto: la morte di qualcuno che era una star, che ha fatto di Cuba il posto più bello del pianeta.” Continua a leggere