“Ciao ******, ti scrivo qui alcune parole che ho detto e altre che non ho detto, ma che desidero ti restino.
Il coraggio di tuo figlio Elia non è stato soprattutto quello che spinge agli assalti degli uomini su altri uomini. Quello non è coraggio. È ignobile ferocia.
Coraggioso è chi combatte per difendere, non per sopprimere le vite degli altri, ma per proteggere la libertà e la dignità delle vite altrui.
In questa differenza sta la virtù del guerriero, perché la sua battaglia è animata dalla coscienza, dalla ragione e dallo spirito.
Elia ha avuto il privilegio di riconoscere e affrontare il destino. La maggior parte degli uomini non ha questo dono. Vivere come ha vissuto Elia, e morire come gli è toccato, è stata una di quelle rare imprese del destino, di quelle che non toccano a tutti.
Anche se ora la storia non lo riconosce, Elia è per sempre un eroe. Il destino, quando si incarna, è eterno.
Elia vive nella stessa gloria degli spartani di Leonida, dei pellerossa di Geronimo, di Giovanna d’Arco, di Ernesto Guevara e di pochi altri.
Tu sei la madre di un eroe e sentirai sempre il profumo buono e onesto della gloria, la fermezza, la stabilità, il senso pieno della vita che ti è stata tolta ma che ora appartiene per sempre al destino. Perché Elia ha compiuto tutta intera la missione della sua vita. Tu lo hai messo al mondo proprio per questo, lui ti ha restituito tutto il coraggio e la bontà e la bellezza che tu gli hai donato, vivendo con la grandezza di un arcangelo armato, che ha combattuto dalla parte giusta della vita, nell’onore dei giusti.”