StopFake ha contatti coi nazisti e fa il fact-checking per conto di Facebook

Katerina Sergatskova è una giornalista ucraina che quest’estate è stata costretta a fuggire dal proprio paese, minacciata di morte, perché aveva condotto un’inchiesta sui contatti tra l’estrema destra e l’organizzazione StopFake.org, la quale è partner di Facebook per il fact-checking. Nelle stanze segrete dei bottoni del social network, dove si decide quale pagina oscurare o a quale sito limitare la diffusione dei contenuti, potrebbero esserci le persone meno adatte per quel ruolo. Non riguarda solo l’Ucraina, StopFake ha anche una filiale italiana. Pensiamo quindi che ai nostri lettori possa interessare questa notizia passata in sordina nel nostro Paese. Riportiamo l’articolo della Sergatskova, che l’ha costretta alla fuga, pubblicato su Zaborona, tradotto in italiano con l’aiuto di Dmitri Kovalevich. In fondo faremo un breve report sulla situazione in Italia e sulla reazione della stessa StopFake a questa vicenda.

Facebook blocca le critiche ai neonazisti – si è scoperto che i “verificatori” ucraini del social network sono loro amici intimi.

Traduzione dell’articolo di Katerina Sergatskova e Samuil Proskuryakov per Zaborona del 3/7/2020.

Inizio 2020, Facebook decide di collaborare con due organizzazioni ucraine per contrastare fake news e disinformazione – oltre a VoxCheck, il social network opta per StopFake – un progetto su internet che denuncia la propaganda russa dal 2014. Questa decisione appare quantomeno ambigua, poiché i membri di StopFake hanno rapporti di amicizia con noti personaggi dell’estrema destra ucraina, compresi alcuni condannati per omicidio. Un giornalista di Zaborona, Samuil Proskuryakov, spiega perché l’impiego di StopFake per il fact-checking potrebbe ipoteticamente essere un problema.

Questa storia inizia il 2 giugno, quando Zaborona pubblica un articolo su Denis Nikitin, un ultras russo di una squadra di calcio, fondatore di un famoso marchio di estrema destra, White Rex, e uno dei principali neonazisti in Europa, che ha vissuto in Ucraina negli ultimi anni.

In serata è stato fatto un post sulla nostra pagina Facebook ufficiale con il link all’articolo, il quale è stato apprezzato dai lettori di Zaborona – è stato attivamente discusso e ripubblicato. Tuttavia, a 18 ore dalla pubblicazione, il post è scomparso dalla pagina, il nostro moderatore è stato bannato e la monetizzazione della nostra pagina pubblica è stata limitata. Non sapevamo cosa stesse succedendo, ma volevamo scoprirlo e ripristinare il post. Quindi alcuni dei nostri lettori hanno cominciato a sospettare che dietro questa manovra ci fosse il nuovo partner di fack-checking di Facebook in Ucraina: il progetto online StopFake. E sebbene il social network in seguito abbia spiegato che il post è stato cancellato per errore e lo ha ripristinato il giorno successivo, abbiamo scoperto molte cose interessanti.

Foto dei post della pagina Facebook di Zaborona

Cos’è StopFake?

Questo progetto è stato creato nel 2014 da studenti e insegnanti della Kyiv-Mohyla School of Journalism. StopFake si prefige il compito di scoprire fake news e gode della fiducia di molti dei principali media occidentali. Nel 2016, il progetto è stato incluso nell’elenco del Financial Times “New Europe 100”, un elenco di persone e organizzazioni che si impegnano per cambiare la società in meglio. Gli sponsor di StopFake [NdT: solo nel 2019 hanno ricevuto in totale circa 474.045 euro] includono il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Ceca, l’Ambasciata britannica in Ucraina, il National Endowment for Democracy finanziato dagli Stati Uniti e la International Renaissance Foundation [NdT: fondata dal “filantropo” George Soros].

Il 27 marzo 2020, StopFake è diventato membro del programma di fack-checking di Facebook, in questo modo aiuterebbe il social network nella lotta contro fake news e disinformazione. Funziona più o meno in questo modo: se un loro attivista contrassegna un’informazione come una fake news, ne riduce la diffusione del post e riduce al minimo il numero di visualizzazioni. Dopo aver taggato un post, Facebook avverte le persone che lo vedono, o che vogliono condividerlo, che le informazioni non sono accurate. Inoltre, le pagine e i siti che producono regolarmente fake news perdono la capacità di monetizzare i contenuti e inserire annunci.

Marko Suprun di StopFake e la lista finanziatori del progetto

StopFake e l’estrema destra

Il comunicato stampa di Facebook, in cui veniva ufficializzata la collaborazione con le organizzazioni partner ucraine, veniva rilanciato su Twitter dal giornalista Christopher Miller della statunitense BuzzFeed, sottolineando che la lotta alla disinformazione è buona, ma solo in teoria. Secondo lui, la partecipazione di StopFake al processo di fact-checking dovrebbe essere motivo di preoccupazione. “Yevhen Fedchenko di StopFake [NdT: uno dei fondatori e redattore capo del progetto, direttore della Kyiv-Mohyla School of Journalism] si oppone alla libertà di stampa e alla libertà di informazione di coloro che criticano il governo [NdT: ucraino] o che non usano la lingua che piace a lui”, ha detto Miller.

Yevhen Fedchenko ha sostenuto pubblicamente alcune figure di estrema destra. Ad esempio, nel 2018, ha criticato “Hromadske TV” per il post sulla detenzione da parte dei membri [nazisti] del gruppo S14 di un miliziano brasiliano, Rafael Lusvargi, che ha combattuto a fianco dei separatisti nel Donbass. Hromadske ha definito il gruppo “neonazista”, motivo per cui il S14 ha intentato una causa “in difesa dell’onore, della dignità e della reputazione”. Nell’agosto 2019, il tribunale ha accolto la causa del gruppo di estrema destra.

Fedchenko ha dichiarato su Twitter che uno dei “neo-nazisti”, Oleksandr Voitko, che ha arrestato Lusvargi, era un veterano della guerra nel Donbass, un giornalista di Canale 5, laureato e insegnante presso la Kyiv-Mohyla School of Journalism. Il corrispondente del quotidiano francese Le Figaro, Stefan Sioan, ha risposto che Fedchenko stava cercando di ammorbidire l’immagine del S14 solo perché il suo collega Voitko era un membro dell’organizzazione.

Ci sono stati anche altri casi. Nel 2016 sono stati pubblicati sul sito web Myrotvorets (“Il Pacificatore”) i dati di oltre quattromila giornalisti accreditati dalla “Repubblica Popolare di Lugansk” e della “Repubblica Popolare di Doneck”. Myrotvorets è un progetto nato nel 2014 per contrastare i separatisti e i loro sostenitori. Uno dei fondatori del progetto fu l’allora consigliere e ora viceministro degli interni ucraino Anton Gerashchenko. La pubblicazione di questi giornalisti, inclusi i rappresentanti dei principali media mondiali (ad esempio Associated Press, AFP, Al Jazeera), ha scatenato uno scandalo internazionale. Dopotutto, il sito ha pubblicato non solo nomi e cognomi, ma anche telefoni cellulari, indirizzi e-mail e alcuni dati del passaporto. Molti giornalisti hanno ricevuto minacce a causa della “collaborazione con i terroristi”, sebbene l’accreditamento nelle repubbliche non riconosciute sia un passo necessario per giornalisti e reporter che vogliono coprire ciò che stia accadendo lì.

Nel conflitto menzionato, Fedchenko si è schierato con Myrotvorets. Ha affermato che la responsabilità della pubblicazione dei dati ricade esclusivamente sui media stessi. “Prima che i giornalisti pubblicassero le informazioni sulla fuga di notizie, nessuno sapeva del sito web di Myrotvorets”, ha detto Fedchenko, aggiungendo che lo scandalo sembrava “insignificante e senza importanza, solo gonfiato da molti giornalisti”.

Tweet di Christopher Miller e Yevhen Fedchenko

Christopher Miller ha anche scritto che il Regno Unito avrebbe tagliato i fondi per StopFake” a causa delle preoccupazioni circa la capacità di verificare fatti e commenti pubblici da parte di un co-fondatore di Fedchenko, che attacca i giornalisti e la libertà di stampa”.

Zaborona ha parzialmente confutato queste informazioni: Il servizio stampa dell’Ambasciata britannica in Ucraina ci ha detto di aver sostenuto StopFake dal 2015 al 2018, e che sono “orgogliosi dei risultati che ha ottenuto finora”. Cambiare i partner del progetto da un anno all’altro è una pratica comune: StopFake, secondo il servizio stampa, ha svolto il suo lavoro come pianificato ed è venuta meno la necessità del suo supporto, anche se l’ambasciata collabora con l’organizzazione in altre aree.
Gli esperti di StopFake continuano a lavorare con il Progetto di alfabetizzazione mediatica “Study and Distinguish”, implementato dall’International Research and Exchanges Board (IREX) con il supporto delle ambasciate britannica e statunitense in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e della Scienza dell’Ucraina. Il Regno Unito sostiene attività e programmi contro la disinformazione volti a sviluppare l’alfabetizzazione mediatica in Ucraina e in tutta la regione, ha affermato il servizio stampa.

Marko Suprun e i “fratelli”

Il volto principale di StopFake è Marko Suprun, marito dell’ex Ministro della Sanità Ulyana Suprun. La versione inglese del canale Youtube del progetto è costituita quasi interamente da video con la sua partecipazione. Suprun analizza le fake news russe, in particolare quelle sul fascismo “dilagante” in Ucraina. Ma lo stesso Marko Suprun si trova spesso in compagnia di personaggi di estrema destra.

Nel settembre 2017 Suprun è stato invitato a un evento del Congresso Nazionalista della Gioventù. Lì ha raccontato cosa lo ha spinto a trasferirsi dal Canada all’Ucraina e di come “sbarazzarsi del complesso di inferiorità”.

Due uomini paffuti erano sul palco accanto a Marko. Il primo è il fondatore del famoso marchio di abbigliamento di estrema destra SvaStone e il leader della band musicale di estrema destra Sokyra Peruna, Arseniy Bilodub. Il secondo è il frontman del gruppo rock “Komu Vnyz” Andriy Sereda, che una volta ha detto che lui, Marko Suprun e Bilodub sono diventati “fratelli” attraverso il rituale cosacco della “fratellanza”, che prevede il salasso. Pertanto, sul sito “Komu Vnyz” i tre partecipanti dell’incontro sono indicati come “fratelli”.

Arseniy Bilodub sulla sinistra, Andriy Sereda al centro (notare la croce celtica tatuata sulla mano) e Marko Suprun sulla destra

I “Sokyra Peruna” sono una delle band più popolari negli ambienti di estrema destra. La loro canzone “Six Million Words of Lies” nega l’Olocausto. La traccia “August 17” è dedicata al giorno della morte del nazista Rudolf Hess. Nel 2018, Zaborona ha realizzato un reportage fotografico del concerto per l’anniversario di “Sokyra Peruna” dove si notano bandiere naziste e una svastica. Secondo questo rapporto, la polizia ha aperto un procedimento penale. Abbiamo usato le foto di quel concerto per l’inchiesta su un neo-nazista, Denis Nikitin, e il nostro post su questa inchiesta è stato rimosso da Facebook dalla pagina Zaborona qualche tempo dopo la pubblicazione sul social.

Gli stessi membri di “Sokyra Peruna” definiscono la loro musica come Rock White Power. Questo filone musicale promuove il razzismo, l’antisemitismo e l’omofobia attraverso testi e scenografia. Secondo gli esperti della Commissione australiana sui diritti umani, è uno strumento importante del movimento neonazista internazionale per generare introiti e reclutare nuovi sostenitori.

Andriy Sereda a un evento del partito di estrema destra Svoboda

L’ex batterista dei “Sokyra Peruna”, Dmitry Volkov, una volta venne condannato per aver partecipato al pogrom della sinagoga di Brodsky a Kiev. Ai concerti della band partecipò nel 2017 un cittadino russo, Alexander Skachkov, che è stato recentemente arrestato dai servizi speciali ucraini perché promuoveva le idee del terrorista australiano Brenton Tarrant.

In un’intervista, Andriy Sereda, il frontman dei Komu Vnyz, ha ammesso di considerarsi un “antisemita selettivo“. Alla celebrazione del 20° anniversario della festa di estrema destra Svoboda nel 2011, questo musicista ha detto che la terra ucraina era la “madre della razza ariana”. Ha concluso il suo discorso con un gesto molto simile a un saluto nazista. Ha un tatuaggio sulla mano, una croce celtica, che viene utilizzato dagli skinhead, razzisti e neonazisti per indicare la superiorità della razza bianca. Questo simbolo compare anche nelle foto dalla sala prove della band.

Arseniy Bilodub e Andriy Sereda sono i “patriarchi” della scena musicale dell’estrema destra ucraina. “Sokyra Peruna” e “Komu Vnyz” sono amici di lunga data, si sono esibiti in numerosi festival “patriottici” e concerti con altre band di destra, inclusa la band black metal russa “M8L8TH“. Il nome sta per “Martello di Hitler”, dove la sostituzione della lettera “o” nel nome con il numero “8” si riferisce allo slogan neonazista “Heil Hitler!” (La lettera “H” è l’ottava dell’alfabeto latino).

Il giornalista di Bellingcat Michael Callborn è stato uno dei primi a mettere in luce i legami di Marko Suprun con noti personaggi di estrema destra. Crede che si debba chiedere al management di Facebook perché il loro partner “comunica con i neonazisti”.

Marko Suprun e S14

Il 23 gennaio 2020, è apparsa una foto sulla pagina Instagram dei Sokyra Peruna, scattata durante la proiezione del film ucraino “Nashi Kotyky”. Marko Suprun è accompagnato non solo da Arseniy Bilodub, ma anche di Diana Vinogradova (Kamlyuk). All’inizio degli anni 2000 Kamlyuk e un gruppo di suoi amici hanno aggredito un cittadino nigeriano, lo hanno preso a calci e la sua amica ha pugnalato l’uomo nigeriano con un coltello. Il nigeriano è morto per le ferite riportate. Alla domanda sui motivi dell’aggressione , L’amica di Diana ha risposto: “Non mi piacciono i negri.” Kamlyuk è stata condannata a 4,5 anni di carcere. Dietro le sbarre, ha scritto poesie per Sokyra Peruna, e quando è stata scarcerata, ha recitato una poesia antisemita durante il Maidan a Kiev [NdT: le manifestazioni di Euromaidan nel 2013-2014].

Insieme a Marko Suprun, nella foto c’è Oleksandr Voitko, uno dei leader del gruppo di estrema destra S14. Nel 2018, il S14 ha disperso gli insediamenti rom a Lysa Hora a Kiev, bruciando le loro tende e le loro cose. In un video pubblicato pochi giorni dopo da LB.ua, gli estremisti di destra lanciavano pietre contro i rom e li ricoprivano di gas lacrimogeni, spingendoli per strada.

Ci sono anche molti membri del S14 coinvolti in casi di reati gravi. In particolare, Andriy Medvedko e Denys Polishchuk sono accusati di aver ucciso Oles Buzyna, ex redattore capo del quotidiano Segodnya e scrittore filo-russo. Entrambi i sospettati del “caso Buzyna” sono stati rilasciati; Polishchuk è stato rilasciato su cauzione di 5 milioni di grivne.

Nel novembre 2017, il Terrorism Research & Analysis Consortium TRAC, che studia il terrorismo e la violenza politica, ha pubblicato un articolo sul S14, ma esso non è stato incluso nell’elenco dei gruppi terroristici, anche se si è interessato all’organizzazione.

Marko Suprun insieme alla nazista Diana Vynogradova-Kamluk

Marko Suprun e Pravyj Sektor

Marko Suprun è stato a lungo amico di Dmytro Savchenko, un portavoce del partito di estrema destra Pravyj Sektor (Settore Destro). Quest’ultimo è anche il fondatore della casa editrice “Iron Father”, dove l’ideologo del “nazional-anarchismo cristiano” Dmytro Korchynsky pubblica le sue opere. Ci sono anche un mucchio di foto con i simboli del “Carpathian Sich”, sulla pagina Facebook di Iron Father, un gruppo aggressivo di estrema destra i cui membri attaccano le persone LGBT, le femministe e le persone con disabilità mentali.

Nel febbraio 2018, Suprun e Savchenko hanno celebrato insieme il 30° anniversario della band “Komu Vnyz” a Kiev, a cui ha partecipato anche Dmytro Korchynsky. Un anno dopo, Dmytro Savchenko e Arseniy Bilodub sono apparsi davanti al tribunale amministrativo distrettuale di Kiev, dove doveva essere preso in considerazione il caso della rimozione del ministro ad interim della Sanità Ulyana Suprun. Savchenko ha scattato una foto insieme a Marko e Bilodub.

Dmytro Savchenko ha scontato 10 anni per aver compiuto un atto terroristico: ha piazzato una bomba al mercato Troieschyna a Kiev, uccidendo un uomo. È stato rilasciato insieme ad altri “prigionieri politici” nel 2014 [NdT: dopo EuroMaidan], ma non gli è stata concessa l’amnistia. Non ha ammesso la sua colpa.

Dmytro Savchenko alla presentazione di un libro su Mussolini

Cosa dicono gli esperti

Con chi Marko Suprun è amico sono affari suoi. È un’altra questione se questo influisce sul suo lavoro in StopFake, un progetto giornalistico che dovrebbe essere il più obiettivo e imparziale possibile.

Il ricercatore sui movimenti di estrema destra Anton Shekhovtsov, osserva che negli ultimi anni StopFake è diventato “politicizzato”. Il giornalista di BuzzFeed Christopher Miller non ha dubbi sul fatto che i contatti con l’ambiente di estrema destra influenzino le posizioni di Yevhen Fedchenko e Marko Suprun sulla copertura da parte di StopFake.

Dice Miller a Zaborona:

Il co-fondatore di StopFake, Yevhen Fedchenko, considera le critiche ai gruppi di estrema destra da parte di giornalisti internazionali e ucraini come ‘notizie false’ e ‘echi della propaganda russa’. Il ruolo di Suprun in StopFake, quando Poroshenko era al potere e sua moglie fungeva da ministro della salute, può anche essere visto come un conflitto di interessi, poiché il progetto aderiva alla posizione del governo su tutte le questioni.

In particolare, StopFake ha risposto alla notizia di Strana.ua sulla formazione municipale di Kiev “Guardia municipale”, secondo la quale “l’estrema destra controllerà i documenti nel trasporto di Kiev” durante la quarantena, con una pubblicazione altrettanto dubbia, che ripercorre il tentativo di ammorbidire l’immagine della Guardia Municipale. StopFake ha smentito l’accusa di “Strana.ua” su una serie di persecuzioni contro i rom da parte della Guardia Municipale di Kiev. Nella pubblicazione di “Strana.ua” il giornale ha solo scritto degli attacchi ai rom in termini generali e ha fatto riferimento al commento del capo della polizia di pattuglia Yuri Zozulia: «Non possiamo lavorare con persone che professano odio razziale».

Conclude Vyacheslav Likhachev, ricercatore sull’estrema destra e coordinatore del National Minorities Monitoring Group:

La capacità di controllare la ‘visibilità’ dei contenuti è una grande tentazione e forti simpatie personali e politiche possono essere motivo di abuso. Ad esempio, perché non contrassegnare come falso (per motivi di amicizia) un post, che ricorda che Diana Vinogradova (Kamlyuk) è stata condannata per complicità in un omicidio razzista, se lei stessa afferma che si trattava di “persecuzione politica”? Perché non aiutare Dmytro Savchenko a mostrare meno notizie sui suoi dieci anni di prigione, compiuti dopo un tentativo fallito di avviare una “guerra razziale sacra” a Troyeschina, durante la quale è morto un addetto alle pulizie?

└ Fine della traduzione dell’articolo


La risposta di StopFake

Qualche giorno dopo è arrivata la risposta di StopFake, con la quale si respinge ogni accusa, sostenendo che se i responsabili di StopFake sono stati fotografati di fianco – in molte diverse occasioni, aggiungeremmo noi – a estremisti di destra, ciò non provi nulla sulla fede politica degli attivisti. I giornalisti di Zaborona vengono appellati quindi come aggressivi, non professionali, e vengono tacciati di essere parte di un attacco coordinato dai media gestiti da Mosca.

StopFake in Italia e Mauro Voerzio

Anche la filiale italiana di StopFake rilascia un comunicato sull’argomento, ne riportiamo degli estratti:

Da alcune settimane il progetto StopFake è sotto attacco mediatico. L’uso della consueta narrativa ucraini=nazisti ha rivelato da subito che si trattava di una azione di guerra ibrida e non di un campagna diffamatoria a bassa intensità. Altro elemento che evidenziava lo shit storm in arrivo è che non si è attaccato il progetto ma le persone che lo compongono, nella fattispecie il direttore del progetto Evghen Fedchenko e Marko Suprun (marito dell’ex ministro della salute). E’ chiaro che quando si attaccano le persone a livello personale, significa che non è possibile attaccare la bontà del progetto. Si cerca quindi di discreditarne gli autori perché così facendo si discredita di conseguenza anche tutto il progetto.

L’attacco è stato coordinato, partito dall’interno (Ucraina), come nelle migliori tradizioni del reflexive control, e supportato da attori esterni quali Russia, USA, ma anche l’immancabile Italia con Fulvio Scaglione.

L’attacco frontale (e con gran dispiego di mezzi) arriva poche settimane dopo che StopFake è stato riconosciuto da Facebook come uno dei 54 partner internazionali per la lotta contro le fakenews, piattaforma social su cui sappiamo circolare la maggior parte della disinformazione mondiale.

Probabilmente questo attacco è un messaggio a coloro che avrebbero voluto supportare finanziariamente il nostro progetto, ovvero “guarda che il tuo nome sarà associato ai Nazisti!!“, o a quelle forze politiche che stanno cominciando ad interessarsi di disinformazione.

Nonostante questo, per gli agenti della disinformazione russa in Italia rimaniamo dei nazisti come le facce rosse e rubiconde che affollavano l’aula di Pavia.

Siamo tutti dotati di libero arbitrio, sta a noi scegliere da che parte stare.

Il responsabile di StopFake in Italia è il reporter di guerra e monitor presso la missione europea EUMM in Georgia, Mauro Voerzio.

Mauro Voerzio, responsabile di StopFake in Italia

Nell’estate del 2015, in piena guerra del Donbass, Mauro Voerzio aveva lanciato il “Progetto JEEP“, una raccolta fondi per comprare appunto una jeep carica di rifornimenti da inviare al battaglione neonazista S14 che era impiegato nel conflitto. Stando ai dati pubblici reperibili sui social network, Voerzio ricondivide i manifesti per la candidatura politica di un membro dell’organizzazione politica di estrema destra ucraina Svoboda. Nella descrizione del post si tiene a specificare che l’uomo ha militato nel gruppo neonazista S14 (la stessa pagina del battaglione ricondivide un intervento, durante un loro evento, del neonazista Andriy Sereda di cui parla la Sergatskova). Voerzio, inoltre, rilancia fotografie di persone che sfoggiano l’abbigliamento di estrema destra SvaStone, foto dei veterani collaborazionisti massacratori di ebrei durante seconda guerra mondiale, e foto dei militanti del “Corpo Nazionale”, l’organizzazione politica dei neonazisti del Battaglione Azov, i quali sono accusati di crimini di guerra e tortura dal report OSCE del 2016. Tutte tematiche già evidenziate dalla Sergatskova nel suo articolo su StopFake in Ucraina.

Mauro Voerzio ricondivide Svoboda (a sinistra), i veterani collaborazionisti (in basso), SvaStone (a destra) e Battaglione Azov (in alto a destra)

Voerzio ha collaborato e spesso anche con l’Associazione Europea Italia-Ucraina Maidan di Fabio Prevedello, la quale è stata allontanata nel 2019 dai progetti culturali di Casa Cervi, tramite un comunicato dell’Istituto Alcide Cervi in cui si ribadisce che la discriminante irrinunciabile per partecipare alle attività della struttura è l’antifascismo.

Istituto Alcide Cervi allontana da Casa Cervi l’Associazione Italia-Ucraina Maidan nel 2019

Tornando al comunicato, StopFake Italia allude anche alla possibile compromissione dei rapporti con alcuni possibili nuovi finanziatori del progetto, a causa dell’inchiesta della Sergatskova. Voerzio si riferisce ai rapporti da poco instaurati con Lia Quartapelle del Partito Democratico, partito con il quale aveva già cominciato a collaborare ai tempi di Euromaidan nel 2013-2014, con Gianni Pittella e successivamente con Matteo Cazzulani.

Salvate il soldato Markiv

Nell’ultima parte del comunicato, StopFake accenna a un’aula di Pavia. Il riferimento è al processo in corso in Italia al soldato ucraino Vitaly Markiv, condannato in primo grado a 24 anni di carcere per concorso di colpa in omicidio del fotoreporter Andrea Rocchelli, che stava documentando le sofferenze della popolazione nella guerra del Donbass nel 2014.

Tra gli aspetti più controversi del soldato Markiv, a parte la frequentazione di locali nazisti carpita dalle intercettazioni ambientali, a parte un piano di evasione scoperto dalla polizia carceraria che gli è valso il trasferimento nel carcere di Opera, spiccano le foto trovate dalla polizia nel suo cellulare: prigionieri incappucciati e con catene al collo, chiusi nel portabagagli di un’auto, prigionieri incappucciati e gettati in quelle che sembrerebbero fosse comuni, e poi ancora bandiere naziste insieme a saluti romani e tanti sorrisi dei suoi commilitoni.

Foto ritrovata nel cellulare di Vitaly Markiv e mostrata nel processo: una bandiera della Germania nazista e saluti romani

Markiv, che è difeso dall’avvocato Raffaele Della Valle, ha l’appoggio di Emma Bonino e dei Radicali Italiani, motivo per il quale qualche esponente nazionalista della comunità ucraina – sempre conoscente di Voerzio – si è tesserato nel partito per ringraziare i sinceri democratici dell’aiuto. Oltre a questi, infine, Markiv gode del supporto di StopFake e di Mauro Voerzio, che si sono schierati sin dall’inizio per la sua completa innocenza.

Oles Horodetskyy si tessera nei Radicali Italiani. In mano ha la bandiera dei nazionalisti ucraini di Stepan Bandera, rossa e nera.

Anche in patria rivogliono indietro il soldato Markiv, sono stati infatti diversi i sit-in organizzati dai nazisti ucraini di S14 o dal Battaglione Azov sotto l’Ambasciata d’Italia in Kiev per chiedere il suo rilascio in questi anni di custodia cautelare in attesa della conclusione del processo.

Estremisti di destra manifestano per Markiv di fronte l’ambasciata italiana a Kiev, 24 luglio 2017

Conclusioni

L’articolo della Sergatskova riporta evidenze sui contatti tra alcuni attivisti di spicco di StopFake e i nazisti ucraini che non possono certamente essere ignorate se parliamo di un’organizzazione che collabora con il più grande social network del mondo. Quanto alla situazione italiana, anche noi ci siamo limitati a riportare dati pubblici, che abbiamo salvato e resi consultabili su Internet Archive.

Auguriamo a Katerina di poter tornare quanto prima a casa sua e in sicurezza, anche se ci rendiamo conto che in Ucraina attualmente è quasi impossibile fare informazione imparziale, se non garantendosi minacce, aggressioni o peggio, dalle bande naziste fuori controllo o istituzionalizzate nel paese partorito dal colpo di stato di Euromaidan.